martedì 27 maggio 2008

Pavillon belge

Sul numero dell'aprile 2008 della rivista Bateaux è presente un lungo servizio intitolato “Le Ba ba du Gran Voyage” (l'abc del grande viaggio). Assieme ad altri con titoli come “Atlantico”, “rifornimenti”, “tender”, “blatte a bordo”, “barche”,,, c'è un paragrafo intitolato “Pavillon” (bandiera). Più o meno il testo del paragrafo è questo:
“Gli armatori hanno compreso ormai che inalberare una bandiera di comodo può essere più interessante che restare fedeli al proprio paese di origine. Dopo alcuni anni, numerosi diportisti hanno adottato la bandiera belga. All'inizio questo era dovuto a una regolamentazione (francese) draconiana, inadatta alla navigazione da diporto. L'emorragia poi è proseguita nonostante l'alleggerimento della nuova regolamentazione...”
Anche in Italia la prospettiva di adottare la bandiera belga inizia ad essere discussa e ad apparire interessante. Soprattutto a causa del fatto che la bandiera belga libera i naviganti da alcuni obblighi che poco hanno a che vedere con la sicurezza e molto con gli interessi delle imprese del settore nautico: un insieme di dotazioni che non ne comprende alcune necessarie e abbonda di altre superflue, regolamenti sulle revisioni delle attrezzature (le zattere prima di tutto) che hanno poco a che vedere con le esigenze effettive di controllo, limiti di navigazione fatti apposta per alimentare i “patentifici” e così via.
Le bandiere di comodo non sono nate oggi. Durante la prima guerra mondiale le navi statunitensi iniziarono ad utilizzare la bandiera panamense per continuare i commerci con il Regno Unito senza costringere il proprio paese ad entrare in guerra. Da allora, senza soluzione di continuità, le imbarcazioni di tutto il mondo hanno cambiato frequentemente bandiera per sottrarsi al controllo di un paese o dell'altro.
Nella nautica da diporto italiana le bandiere di comodo sono sempre state diffuse, soprattutto per sottrarsi al pagamento delle imposte. Per la prima volta, invece, con la bandiera belga i diportisti italiani tenderanno a cambiare bandiera – accettando anche di pagare delle imposte, basse ma comunque maggiori di quelle previste in Italia - semplicemente per sottrarsi alla stupidità o agli interessi privati che influiscono sulla legislazione italiana.
Per saperne di più: www.pavillonbelge.fr

1 commento:

Pergus ha detto...

Ho incontrato una coppia di francesi su un catamarano a Roccella con bandiera belga (lui francese lei spagnola vivevano in svizzera). Praticamnete una sorta di ONU della nautica. E mi dicevano che con un paio di e-mail e un versamento di pochi euro hanno fatto tutto. Io ho speso 5000€ per registrazione e certificato CE. Se avessi avuto questa info prima col c.... che li avrei spesi.