mercoledì 9 settembre 2009

600 miglia (uno: da Sapri a Stromboli)


Se dopo molto tempo torno a scrivere è per raccontare un po’ la navigazione di PatuPatu durante lo scorso agosto: più di 600 miglia, da Fiumicino a Sapri con un equipaggio e, poi, da Sapri a Cefalù e di nuovo a Fiumicino.

La navigazione di PatuPatu è iniziata alla fine di luglio, con il primo equipaggio formato da Sofia e Viola (le gemelle), Stefania e Franco. La loro è stata una navigazione tranquilla, con molte pause, molti bagni, la scoperta di qualche angolo di perfezione e di tranquillità in una costa normalmente molto affollata e persino l'incontro con un gruppo di delfini. Dopo una prima sosta ad Anzio, si sono fermati a Ponza e Ventotene, quindi hanno cercato invano di sostare Capri (ma il gran traffico li ha spinti alla fuga), hanno trovato una buona accoglienza nel porto di Amalfi e hanno continuano poi per Palinuro, per arrivare infine a Sapri.

Dal 4 agosto l’equipaggio è cambiato. A bordo sono arrivati Cristina (9 anni), Paolo (13), Simonetta e io che sto scrivendo. Dopo una cena a base di pesce e una notte tranquilla nel golfo di Sapri, PatuPatu si è diretta a Sud, costeggiando il sud della Campania e la costa calabra - di fronte alle spiagge e agli abusi edilizi di Maratea, Scalea, Praia a Mare e Diamante – per un po’ più di 35 miglia, fino al porto di Cetraro.

La giornata inizia quasi senza vento, costringendoci a navigare al motore, poi si alza un po’ di brezza, così nel pomeriggio possiamo finalmente ritrovare un po’ di silenzio e arrivare fino a Cetraro, con le sole vele. Ad accoglierci troviamo le banchine galleggianti della Lega Navale, poste proprio di fronte all’ingresso del porto, che è stato appena rinnovato.

C’è l’acqua e l’elettricità e (se lo si chiede) si può anche utilizzare un bagno, che però è lontano dalle banchine. La prima notte di ormeggio è gratuita, per la seconda paghiamo 45 Euro. In ogni caso si sta abbastanza comodi. Decidiamo quindi di restare un paio di notti, così da non forzare tutto l’equipaggio alla navigazione relativamente lunga che ci porterà a Stromboli.

La mattina quasi tutti vanno via, dopo aver approfittato della notte gratuita. Visto che noi invece rimaniamo, approfittiamo dello spazio deserto per sistemare il tender che con Franco sembra aver dato segni di non restare gonfio: tolgo completamente le 3 valvole e poi le rimonto, creando all’interno delle guarnizioni di silicone. Funziona. Nonostante i suoi ormai 21 anni di attività, per i successivi 25 giorni non abbiamo mai avuto nessuna necessità di rigonfiare il battellino. Il resto del tempo lo passiamo sulla spiaggia di sassolini, che degrada rapidamente a pochi metri da terra, e a completare la cambusa.

Fare cambusa inizia a dimostrarsi come un’attività particolarmente faticosa. Anche a Cetraro, come a Sapri e come quasi in tutti gli altri luoghi in cui ci siamo fermati, il porto è lontano dal paese e la navetta che dovrebbe collegarli è poco frequente e poco regolare nei suoi orari. La prima sera acconsentiamo a farci accompagnare dal gestore di un ristorante presso il porto fino a un supermercato: ci porta in un supermercato lontano, piccolo e abbastanza caro e non si accontenta dei 20 euro che gli diamo come mancia. Il giorno dopo decidiamo di fare da soli: a 20 minuti di cammino troviamo un grande centro commerciale, con prezzi bassi e un'ampia scelta.

La sera andiamo a dormire presto. La sveglia è stata messa intorno alle 5, così da avere tutto il tempo per attraversare il passaggio di 55 miglia che ci separa da Stromboli con tranquillità e avere la possibilità di trovare un buon ormeggio sull’isola, per noi sconosciuta, della quale tutti parlano come un luogo particolarmente difficile.

Anche stavolta il vento non ci accompagna per tutta la mattina, soltanto verso mezzogiorno si alza la brezza che ci consente di arrivare a vela a Stromboli. La navigazione è piacevole ed è resa più interessante dalla sagoma del cono vulcanico che diventa sempre più visibile e più grande. Non incontriamo nessun’altra barca, così come è avvenuto anche il giorno precedente.

A Stromboli non è difficile capire dove si può ormeggiare. Le altre barche in rada indicano i luoghi e l’ecoscandaglio mostra dove finalmente PatuPatu, che non dispone di chilometri di catena e che non ha neanche il verricello dell’ancora, può dar fondo all’ancora. Siamo fortunati, PatuPatu è piccola e questo ci consente di trovare facilmente un buon posto non lontano dalla spiaggia, su meno di 5 metri d’acqua. Pochi metri più lontani da terra e la profondità sarebbe aumentata rapidamente a 15, a 25 o addirittura a 50 metri.

Attorno a noi le barche sono ormeggiate alla ruota, soltanto qualcuno – un po’ più in là e con barche più grandi – ha steso un cavo fino a terra. Anche noi siamo un po’ tentati dal cavo, ma il fatto che l’ancora non si muova neanche tirando con il massimo dei giri del motore in retromarcia, e il fatto che non si sia neanche un po’ di vento (e sia anche prevista una situazione di bonaccia) ci dissuadono dal farlo. Alcuni vicini di ancoraggio, ci raccontano - poi - che in molti casi la Guardia Costiera ha multato chi – seguendo le indicazioni dei portolani – si è ancorato con le cime a terra.

La sabbia sulla spiaggia e nera e calda. E nera è anche quella del fondo. Ci sono alcuni massi, anche loro neri, e non ci sono pesci se non qualche sogliola (che pare anche lei nera) e qualche pesciolino (ovviamente nero). E’ uno strano ambiente per chi arrivi dal Tirreno centrale.

Nel pomeriggio, però, ormai completate le operazioni di ormeggio, lo sguardo di Simonetta all'orizzonte scorge delle strane ondine: è un branco di delfini che passa un po' al largo. Non è l'unico, dopo qualche minuto ne passa un'altro. Peccato che passino anche, quasi di continuo, aliscafi e barconi che sbarcano e imbarcano centinaia (migliaia) di turisti e producono onde che movimentano la vita di chi è all'ancora.

Intanto, intorno a noi, le barche sono diminuite: motoscafi e gommoni non ci sono quasi più. Restano invece le barche a vela.

La poca distanza dalla spiaggia ci consente anche di scendere a terra con il battellino senza bisogno di motore e senza timore. Il paese è apparentemente molto piccolo: una strada vicino all’approdo pubblico (l’unico luogo con illuminazione pubblica) e poi alcune strade che salgono verso l’alto, dove si trova una piazza con un belvedere e la chiesa. In realtà il paese è un po’ più grande: oltre la piazza continua fino all’approdo situato a nord dell’isola e anche un po’ oltre.

Il buio della notte aumenta il fascino dell’isola: permette di ammirare le stelle e di ascoltare i brontolii della terra, che accompagnano di tanto in tanto i lampi che si intravedono in cima al vulcano e che illuminano la nube di fumo che ne esce.

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